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Alluvione in Toscana 2023: giornate di (stra) ordinaria meteorologia

Tutti siamo stati colpiti da quanto accaduto nelle scorse 48 ore in Toscana, soprattutto chi vive giornalmente quei territori e anche chi, delle previsioni e delle comunicazioni dei rischi meteorologi, ogni giono si occupa.

Piccolo riepilogo dei fatti:

  • La tempesta “Ciaran” (nel suo percorso di avvicinamento all’Europa, ha accumulato moltissima energia sulle acque dell’oceano atlantico, a cui si è aggiunto un perdurare lungo delle temperature alte sul continente europeo dovuto a venti meridionali);
  • I modelli previsionali, poi confermati, davano intense precipitazioni, venti forti meridionali (si sono toccate raffiche fino a 120-130 km/h), ed accumuli pluviometrici particolarmente intensi (100-150 mm).
  • All’arrivo della tempesta con il suo carico di piogge, è seguita una situazione di rigenerazione delle piogge, chiamate temporale autorigenerante.

Tutti questi elementi insieme, compreso il cambiamento climatico con cui purtroppo dobbiamo tutti iniziare ad interagire, hanno determinato la massiccia pioggia e complice anche il dissesto idrogeologico e la situazione dei corsi d’acqua, ci siamo ritrovati in queste situazioni di emergenza.

Infatti dobbiamo cominciare a fare i conti ed inserire nel nostro quotidiano questa semplice riflessione dovuta ad un’equazione semplice: “Più caldo, più vapore, più vapore sale in atmosfera, più energia per i temporali”.

I temporali sono un fenomeno che si auto-alimenta a causa del contrasto tra due masse d’aria con caratteristiche termiche differenti, una caldo-umida presente alle basse quote e un’altra più fredda e secca alle quote superiori della troposfera. Questo contrasto a volte diviene un vero e proprio “risucchio” dell’aria verso l’alto. Questo favorisce il raffreddamento dell’aria umida in ascesa e la successiva condensazione di grandi quantità di vapore acqueo, che va quindi ad accrescere ulteriormente le dimensioni della cella temporalesca.

Ma siccome l’atmosfera è caotica e le caratteristiche di un evento sono determinate anche da tutto quello che sta attorno all’area in cui il fenomeno si sviluppa, in determinate condizioni si possono sviluppare i

Temporale autorigenerante: noto anche come “V-Shaped Storm” (temporale a forma di V). Si tratta di un potente sistema temporalesco che si forma quando ci sono aree di forte instabilità; la caratteristica principale di questo particolare temporale è che insiste per diverse ore nella stessa zona e trae energia proprio dalle correnti di aria calda o umida che insistono in quella zona (in Italia arrivano da Sud ed è quanto accaduto nella giornata di ieri). Un temporale autorigenerante di solito ha due caratteristiche:

  • è stazionario, dato che insiste più o meno sempre sulla stessa area;
  • sono alimentati in continuazione da un flusso molto umido e mite che genera una dietro l’altra a catena delle celle temporalesche.

Queste celle si auto-riforniscono di aria fredda, una sorta di sistema in loop, un circolo che non si spezza finché il flusso portante al suolo che lo alimenta, non si interrompe. Questo si interrompe solo quando la perturbazione comincia a spostarsi verso sud e/o nord. Se non si sposta però, come avvenuto nelle scorse ore in Toscana, continua a insistere e si generano situazioni di criticità sulle aree interessate.

Si poteva prevedere?

Sebbene chi si occupa di meteorologia e previsioni, avessero previsto maltempo intenso sulle regioni centro-settentrionali, non è stato possibile prevedere dove si sarebbe abbattuto il temporale e soprattutto se si sarebbe formato o meno un temporale autorigenerante.

Noi climatologi e Meteorologi ci aspettavamo che un evento del genere potesse verificarsi dopo un’estate così calda e siccitosa che si è prolungata fino alla fine di ottobre (con rari episodi temporaleschi intermedi nel periodo). Ma era impossibile prevedere che avvenisse, anche perché i modelli previsionali non possono allo stato attuale, prevedere questa tipologia di evento, in anticipo.

Bisogna puntare molto sull’informazione, sul rendere partecipe la popolazione ad eventi in cui tutti quanti, dalle amministrazioni locali, ai centri di ricerca, ai divulgatori scientifici, alla protezione civile, siano presenti per spiegare il cambiamento climatico e le conseguenze che questo porta sulla vita di ognuno di noi. Non basta solo fare lo scarica barile delle responsabilità, perché le responsabilità contano poco davanti alla perdita delle vite umane.

Dr. Stefano Ricci e Phd Tasselli Diego.

Dipartimento di Meteorologia e Climatologia

TS Corporation

Gruppo Halminak

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