A chi non è mai capitato di alzare gli occhi verso il cielo alla ricerca di qualche “stella cadente”?

Ognuno prima o poi, nel vedere quelle lontane scie luminose, si è ritrovato ad esprimere un desiderio, legandolo ad un fenomeno celeste così rapido e suggestivo.

Per osservare le stelle cadenti non sono pero’ necessari i telescopi. Basta una buona vista, una comoda sdraio e soprattutto un cielo buio e limpido, nonché tanta pazienza.
Occasione ottima e ghiotta sarà il prossimo 22 Aprile, giorno in cui sarà possibile ammirare il massimo dello sciame delle Liridi (che sono osservabili nel periodo compreso tra il 16 ed il 25 Aprile).

Questo sciame prende il nome dalla costellazione della Lira, facilmente individuabile nel cielo grazie alla presenza della stella Vega che sorge attorno alla mezzanotte. La cartina vi permetterà di individuare bene la costellazione ed il radiante (o punto in cui sembrano scaturire le meteore).

E’ originato dai resti del passaggio della cometa C/1861G1 (cometa Thatcher) che ha un periodo (o tempo necessario a fare un giro attorno al Sole) di 400 anni.

Anche se non è uno sciame appariscente (ha uno ZHR di 15-20 meteore per oraZHR indica il numero delle meteore per ora), ha degli incrementi periodici che lo portano ad arrivare anche a valori di ZHR attorno a 100, e le meteore possono raggiungere la velocità di 49 km/s durante il loro ingresso in atmosfera.

Storia delle meteore

Natura e origine: Anche se nella tradizione popolare era noto forse da secoli che le stelle cadenti erano più abbondanti nel mese di Agosto, tanto da attribuirle al pianto di S. Lorenzo martirizzato il 10 Agosto del 258 DC, solo attorno il 1830 vennero raccolte prove statistiche che dimostravano la ricorrenza annuale del fenomeno. L’attenzione del pubblico e degli scienziati verso il fenomeno delle stelle cadenti, fu certamente galvanizzato dall’eccezionale pioggia meteorica del Novembre 1833 quando in poche ore migliaia di meteore solcarono i cieli. Finalmente nel 1838 Adolphe Quetelet e Edward Herrick, annunciavano la scoperta di numerose ricorrenze annuali di sciami meteorici, tra cui spicca per quantità e continuità quello del 10 di Agosto. Cosa fossero però, restava un mistero. Il primo a comprendere la natura del fenomeno fu Giovanni Virgilio Schiapparelli, astronomo e divulgatore scientifico.

La teoria di Schiapparelli, poi rivelatasi esatta, ipotizzava che le comete durante i loro avvicinamenti al Sole, evaporavano e formavano una lunga coda di gas e polveri spazzata dal vento solare. Questo faceva si che lasciassero dietro di sé, pressappoco sulla stessa orbita, numerosissimi detriti. Quando la Terra, viaggiando nello spazio attraversa queste regioni, i minutissimi detriti entrano nell’atmosfera terrestre ad altissima velocità (fino a 50 Km/secondo, oltre 50 volte la velocità di una pallottola di fucile), ed evaporano a causa del forte attrito e surriscaldamento lasciando talvolta anche una scia colorata, dovuta alla ionizzazione dell’aria. Il tratto di orbita più prossimo alla cometa è naturalmente quello più ricco di polveri e quindi negli anni più vicini al transito, l’attività dello sciame meteorico si accentua.

Cos'è uno sciame?

Poiché il Sistema Solare è ricco di comete che periodicamente si avvicinano al Sole, la Terra attraversa un gran numero di “scie” residue, che prendono il nome di “sciami meteorici”. Gli sciami sono più o meno ricchi e/o famosi, dipende essenzialmente dalla portata dei detriti lasciati dalla cometa. Le due “piogge” più importanti sono le cosiddette “Perseidi” e quella delle “Leonidi”. 

Il nome delle “piogge” viene attribuito dalla costellazione dal quale le meteore sembrano provenire e specificatamente da un punto preciso chiamato “radiante”; pertanto la “pioggia di San Lorenzo”, che sembra provenire dalla costellazione del Perseo, è stata chiamata delle Perseidi, quella novembrina si chiama “delle Leonidi” poiché sembra provenire dalla costellazione del Leone, quella del prossimo 22 aprile si chiama “delle Liridi”, etc..

Concludiamo affermando che lo sciame delle Perseidi deve la sua fama ad un insieme di fattori: tradizione popolare legata al martirio di San Lorenzo (il 10 Agosto), la celebre poesia del Pascoli, che immortala in versi “il pianto” del cielo e, non ultimo forse, quel desiderio che anima la gente, in periodo di caldo estivo e clima di vacanze, di evadere dal consueto e riscoprire in cielo, qualcosa di nuovo e di antico.

Autori: Dott.ssa Manuela Stanca e Dott. Diego Tasselli – Dipartimento di Astronomia e Astrofisica TS Corporation e Halminak S.R.L CEO

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